Saper scrivere serve

Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,…” cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita. “Si piglia gioco di me?” interruppe il giovine. “Che vuol ch’io faccia del suo latinorum? (I Promessi Sposi, capitolo II)

Aiuto! Il Burosauro scrive!

Qualora dal controllo dovesse emergere la non veridicità del contenuto della dichiarazione, il dichiarante decade dai benefici conseguiti sulla base della dichiarazione non veritiera, fermo restando quanto previsto dall’art. 26 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, in materia di sanzioni penali.”

Chiaro? Nooo? Magari sapete l’inglese e pure il latino, capite senza problemi la Divina Commedia (“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…”) e persino le istruzioni per assumere le vostre medicine.

Ma, anche voi, alzate le mani davanti al burocratese. Cioè per pagare le tasse giuste, per capire cosa state autorizzando quando vi chiedono una firma “per la privacy” o quando aprite un conto corrente, per sapere cosa dovete, non dovete, potete o non potete fare per aprire una piccola attività o per affittare una casa vi ci vuole l’esperto.

“Chi rilascia una dichiarazione falsa, anche in parte, perde i benefici descritti e subisce sanzioni penali* .”
* Articolo 26, legge n.15 del 4.1.68.

Ecco, così è chiaro. E così si sarebbe DOVUTO scrivere secondo la direttiva ministeriale 8 maggio 2002 sulla semplificazione del linguaggio nelle pubbliche amministrazioni.

L’esempio sopra citato è preso infatti dal sito del Dipartimento della Funzione Pubblica che, almeno dagli anni novanta del secolo scorso, tenta di costringere piccoli e grandi burosauri, per non dire del Parlamento,  a parlare e scrivere in buon italiano come indicato dettagliatamente nella citata direttiva.

Perchè il burocratese costa e fa danni

Ebbene sappiate che tutto ciò forse non è casuale, non è legittimo e costa un sacco di tempo e denaro.

Non è casuale perché l’utilizzo di una lingua incomprensibile è il miglior modo per creare impunemente una artificiale disuguaglianza di potere tra chi conosce l’astruso gergo e chi ne è tagliato fuori.

Non è nemmeno legittimo perché da decenni, non solo le associazioni di consumatori, ma lo Stato in persona tentano di imporre a marpioni privati e burosauri pubblici di parlare e scrivere chiaro.

E infine sì; costa un mucchio di tempo e denaro. Costa a noi in veste di cittadini e alle nostre imprese, in perenne lotta con infiniti e sfiancanti rompicapi interpretativi.  Ma anche allo Stato sottoforma di legioni di smarriti funzionari impegnati in spiegazioni e contenziosi, terrorizzati dalla paura di sbagliare, bersagliati dalla rabbia dei loro utenti e quindi veloci, efficienti e produttivi quanto una lumaca asmatica.  

Il magico potere di scrivere chiaro e breve

Diceva Margaret Tatcher: “Se vuoi che qualcuno faccia qualcosa rendigliela facile”.  Alla pubblica amministrazione deviata e ai privati marpioni, a volte, può far comodo confondere le carte: o per ottenere dalla vittima deleghe in bianco o per levarsela di torno. Ma non è mai così per il cittadino/ utente/ cliente. Costui, per definizione, se avanza una richiesta vorrebbe una risposta veloce e pertinente. Ebbene c’è un modo per evitare che il funzionario, l’impiegato, il sindacalista, il direttore di giornale e tutti quelli con poco tempo e tante grane a cui chiedete qualcosa mettano la vostra missiva nel cesto delle tante a cui non risponderanno mai o (peggio) a cui risponderanno due righe inconcludenti in vago burocratese (ultimamente con l’aiuto decisivo dell’Intelligenza Artificiale). Si tratta solo di scrivere (molto sconsigliato parlare) le vostre ragioni e le vostre richieste nella maniera 1) più interessante 2) meno irritante 3) più chiara per  il destinatario.

Ciò vuol dire che la forma è essenziale per comunicare il contenuto, anche se (o proprio perché) il contenuto è l’unica cosa che vi interessa.

Non è questa però la sede per dare lezioni di italiano. Per questo c’è il sopracitato sito del ministero sul quale è consultabile la utilissima Direttiva e ci sono le pubblicazioni gratuite di tante amministrazioni virtuose. Suggeriamo quella del comune di Dalmine, ottima per qualunque tipo di comunicazione.

Chiaro sì, ma rispettando i ruoli

E’ capitato a tutti di incappare nell’esperto inesperto: il medico che rifiuta un atto dovuto (per esempio vuole il vostro nome per fare un test HIV in anonimato), il magistrato che vi ingiunge di violare il segreto professionale, l’impiegato dell’anagrafe che non vi dà la residenza nel posto dove abitualmente state solo perchè non avete casa, il vigile urbano che non conosce il Codice della Strada…

Ebbene, anche se a noi sembra chiarissimo che tutti costoro non sappiano fare il loro mestiere (o peggio: che, per qualche motivo, si ritengano al di sopra della legge) non siamo autorizzati a non rispettare formalmente i ruoli istituzionali per 3 buoni motivi: 1) come dimostra l’esistenza stessa di questo sito, le norme sembrano fatte apposta per non essere capite e può darsi che a non capirle siamo noi; 2) è altamente probabile che il soggetto che abbiamo davanti, anche se per una volta si sta sbagliando, sia, in generale, più competente di noi in materia dato che quello è il suo mestiere e quindi non è opportuno dargli lezioni 3) inviperirlo inutilmente non aiuta a risolvere prima la questione (anche un pessimo pizzaiolo potrebbe reagire male se un ragioniere provasse a insegnarli come si fa una pizza: figuratevi un magistrato…)

Come scrivere ad una autorità

Considerato quanto sopra, per risolvere una questione per la quale riteniamo ci sia stata una violazione di diritti o una omissione di doveri, dovremmo costringere una autorità a ravvedersi spontaneamente oppure a mettere per iscritto la procedura scorretta consentendoci così ulteriori passi. Il tutto senza dare inopportune lezioni. Per nostra esperienza il modo più semplice per procedere è scrivere una lettera. Le interazioni verbali (telefonate, incontri, riunioni), oltre ad essere spesso inconcludenti, si prestano a divagazioni, discussioni inutili, diverbi ma soprattutto, non lasciano traccia. Invece carta canta. Uno schema orientativo per scrivere ad una autorità potrebbe essere il seguente.

1) Individuare l’interlocutore giusto. L’interlocutore giusto è solo quello che ha la responsabilità della struttura oppure il suo diretto superiore oppure un organo di vigilanza esterno. Questi ultimi, in prima battuta, non dovrebbero essere coinvolti. Solo in caso si ritenga che il primo interlocutore sia particolarmente refrattario può essere utile metterli in indirizzo “per conoscenza”. Per esempio se la questione è il rifiuto di effettuare una prestazione senza esecuzione del test HIV (caso verificatosi più volte con piccoli interventi chirurgici e non solo) la richiesta andrà indirizzata al Direttore della struttura inadempiente e, in base alle circostanze, per conoscenza al Direttore Sanitario o (in crescendo) al Direttore Generale, al Garante per la riservatezza dei dati personali.  

2) Chiarezza e precisione nell’oggetto. Per esempio non si dovrà scrivere “violazione della legge 135/1990 nell’ASL XX” ma “richiesta delucidazioni sulla applicazione dell’art 5 della legge 135/1990 presso l’ASL XX”

3) Riportare i fatti senza commenti. Nel testo la lettera dovrebbe in primo luogo riportare solo i fatti pertinenti senza alcun commento. Per esempio: “in data tale il sottoscritto si è recato presso (…) con richiesta del curante per il tale esame. La persona tale mi ha informato che per eseguirlo avrei dovuto presentare … ” eccetera.

4) Richiamare i riferimenti normativi. Dopo aver riferito i fatti è opportuno, sempre senza commenti, richiamare per esteso i riferimenti normativi, citando testualmente quanto interessa. Per esempio: “a questo proposito osservo quanto segue. L’art 5 comma 3 della legge 135/1990 dispone “Nessuno può essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi tendenti ad accertare l’infezione da HIV se non per motivi di necessità clinica nel suo interesse. “

5) Richiamare i fatti che contrastano con la norma. Per esempio: “avendo chiesto al sanitario quali fossero le necessità cliniche nel mio interesse per cui mi veniva richiesto il test mi venne risposto che “questa è la nostra prassi”

6) Trarre le conclusioni in maniera interlocutoria e porre richieste circostanziate. Per esempio: “chiedo quindi alla SV 1) in base a quale norma a me ignota la prassi di una struttura sanitaria possa discostarsi dal disposto di legge 2) in alternativa, in base a quali studi scientificamente validati nella vostra struttura si ritiene clinicamente necessario, nell’interesse del paziente, rifiutare la prestazione XX a chi non effettua il test HIV.”